Durante un incontro individuale, alla mia domanda che insisteva sulla definizione di un elemento del suo problema l'ospite mi ha detto "Ecco, io ho proprio bisogno di queste domande, di domande concrete che mi obblighino a risposte concrete!"
A chi pensa che lo strumento filosofico sia qualcosa di astratto rispondo con questa frase:
Ogni azione prima di essere compiuta deve essere pensata, desiderata, ipotizzata. Curare il proprio pensiero e le proprie idee è la cosa più pratica che si possa fare poiché ci permette di diventare persone salde, capaci di agire in modo pertinente, rapido e consapevole.
Qualche sera fa durante un dialogo di gruppo intitolato "Si può fare il bene senza Dio?" è sorta l'idea di due tipologie di bene, il bene con la b minuscola ed il Bene con la B maiuscola. Il bene è legato al "fare una buona azione" ed in questo contesto l'idea di Dio ha un carattere puramente normativo, agisce come un pregiudizio che ci "obbliga" a compiere la buona azione.
Durante un dialogo individuale si stava ragionando di che cosa significhi relazionarsi all'altro e di come in pratica lo si possa fare, la persona mi ha stupito con un
"Mi hai aperto un mondo! Sai che non ci avevo mai pensato?"
E' una delle frasi più ricorrenti che mi capita di sentire, il "Non ci avevo mai pensato" o "Non ci avevo mai pensato in questi termini".
Il dialogo profondo può offrire nuovi punti di vista là dove ci si può sentire chiusi in una visione senza futuro.
Alla fine di una percorso individuale che riguardava la scelta di come comportarsi in una situazione di crisi sul lavoro l'ospite mi ha fatto detto "Pensare da soli, chiusi dentro una stanza non ti serve a nulla, anzi ti fa impazzire. Il confronto permette davvero di fare chiarezza".
A volte si pensa di riuscire a farcela da soli, perchè chi meglio di noi ci può conoscere? Questo è estremamente vero, il dialogo curativo permette di rimetterci in dialogo con noi stessi, ma per far questo ci serve una guida.
L'altro è quello che ci aiuta a tirar fuori quello che vogliamo davvero, facendosi spazio tra i pregiudizi e le idee che pensiamo siano nostre, ma non lo sono.